Le Pèlegrinage des Gitans a fine maggio raccoglie una moltitudine di gente nella cittadina di Saintes Maries de la Mer.
Quest'anno anche il nostro gruppo di amici ha voluto trascorrere in compagnia queste giornate e partecipare ai riti e alle usanze di questa gente arrivata da ogni parte per onorare le proprie Sante Patrone.
La Camargue ci accoglie fin da subito con il paesaggio che la caratterizza, un ambiente lagunare dove il Rodano si butta in mare con i suoi due bracci. Il piccolo Rodano da una parte e il grande Rodano dall'altra creano un'ampia area umida. Da Arles ci avviciniamo a Saites Maries e già da subito il paesaggio si distingue in paludi d'acqua salmastra alternate a zone coltivate a riso. Gli stagni poco profondi danno accoglienza ai fenicotteri rosa che, con le loro zampette esili camminano sull'acqua con fare elegante. Lo sguardo si perde tra le praterie dove le mandrie di tori neri, con le corne rivolte verso l'alto, pascolano indisturbati. Poi… i bellissimi cavallini bianchi raccolti nei numerosi centri equestri, invitano a escursioni lungo le spiagge sabbiose o tra i canali che si diramano dal fiume Rodano.
Finalmente arriviamo a Saintes Maries e già il piccolo centro si presenta molto caotico. Le strade sono strette, tra i turisti e i gitani, a fatica si arriva in campeggio. I nomadi arrivati già da qualche giorno, s'incontrano per ritrovarsi, battezzare i figli, fare festa cantando e ballando lungo i vicoli del borgo.
La festa inizia regolarmente ogni 24 maggio con la Messa nella parrocchiale situata al centro del paese. Si parla di una chiesa fortificata costruita tra il mille e il millecento in pietra grezza le cui merlature si vedono anche da molto lontano. Proprio all'interno di un'unica navata alquanto spoglia e buia, si trova un pozzo d'acqua, un rifugio per la gente del luogo in cui approvvigionarsi durante gli attacchi di un tempo. Il rito è molto partecipato dagli zingari, tanto che molti devono rimanere all'esterno nella piccola piazza e la folla si accalca per vedere, curiosare, fotografare ogni atto o rito che richiami tradizioni antiche. Intanto, finita la messa, la statua nera di Santa Sara, custodita precedentemente nella cripta della chiesa, viene portata a braccia lungo una processione per le strette vie del paese. E' la santa dei gitani per cui essi la incoronano come una regina, la vestono con abiti colorati e preziosi, accompagnata con devozione da preghiere e canti lungo il percorso, scortata da guardiani su cavalli bianchi. Noi ci portiamo verso il mare sur la Plage des Amphores dove sono raccolte antiche e colorate carovane di zingari.
La gente è appostata ovunque, sulla spiaggia e lungo gli scogli; con l'attesa il caldo estivo si fa insopportabile e finalmente i cavalli precedano il sopraggiungere della santa. Ora tutti si accalcano per acclamarla e l'accompagnano con alta devozione fino dentro l'acqua per essere benedetta, come per scandire un rituale di attesa delle due Sante Marie arrivate dal mare. Anche noi veniamo trascinati in questa multitudine e trasportati in un rito coinvolgente. Sara ritorna ancora scortata con una lunga processione di gitani nella chiesa madre. Noi riprendiamo la visita al piccolo centro, animato da bancarelle, gruppi musicali raccolti nelle piazzette o agli angoli delle vie, che intrattengono gli ospiti arrivati sin qui per queste feste popolari. La serata viene conclusa con una buona cena tutti in compagnia in un tipico ristorante per gustare piatti della tradizione locale.
Il giorno seguente decidiamo di raggiungere Aigues-Mortes a pochi chilometri da Saintes Maries. Con lo scooter percorriamo una strada che gira attorno alla laguna, il primo tratto è molto verdeggiante, poi ci inoltriamo in un'area più umida. Il nome stesso ”acque morte” si riferisce ad una zona paludosa e salmastra che circonda tutta la città e che occupa interamente il comune, dove le saline hanno la parte dominante. Il borgo a pianta regolare si racchiude all'interno di alte mura fortificate le cui vie si intersecano tra loro uscendo verso l'esterno attraverso numerose porte sovrastate da torrioni. In un angolo l'alta Torre di Costanza domina incontrastata la città.
Costruita un tempo su palafitte, nella storia aveva funzione di carcere e prigionia degli ugonotti. La parte più piacevole è passeggiare tutto intorno alle mura per poi inoltrarsi nelle strette vie, dove prendono spazio numerose botteghe artigianali. Piccoli negozi con prodotti locali quali olio, miele, profumi oppure capi d'abbigliamento alla moda. Al centro, nell'intersecarsi di tutte le vie, la piazzetta raccoglie i numerosi turisti che si fermano per ripararsi dal sole nei numerosi ristoranti e bistrot posti tutto intorno. La visita è conclusa e con lo scooter riprendiamo la via del ritorno seguendo un itinerario alternativo. Superata la cittadina svoltiamo a destra per costeggiare il mare e una stradina solitaria attraversa la campagna. E' un percorso più lungo ma più tranquillo rispetto all'andata, dove si incontrano case coloniche e maneggi. Ad un certo punto il percorso è interrotto dall'attraversamento del Piccolo Rodano con una chiatta che ci permette di arrivare ad Aigue Mortes.
Numerose auto sono già in coda e gli orari di partenza sono ben definiti per cui in breve tempo siamo già nell'altra sponda per riprendere la via del ritorno. Il giorno seguente riprende il rito di accompagnare le Sante, Marie Jacobé e Marie Salomé, dalla Chiesa al mare, come era già avvenuto per Santa Sara. Fuori nella piccola piazza si raccolgono i Guardiani della Camargue a cavallo vestiti in costumi tradizionali in attesa dell'uscita delle Sante e pronti per accompagnarle lungo tutto il percorso rituale. E' sicuramente uno spettacolo quello che si svolge tutto intorno a questo evento annuale, un tripudio di musica, canti, tradizioni antiche, di un popolo che in questi giorni si integra bene con tutti coloro che partecipano. Il nostro soggiorno va alla scoperta della Camargue più grezza, più naturale, al di fuori delle feste e della popolarità delle sue tradizioni.
Il viaggiare lento sul piccolo Rodano con un allegro battello bianco e rosso ci fa vedere una vegetazione e un ambiente consueto per queste terre del sud della Francia. I tamerici, alberelli esili ma molto resistenti al vento del maestrale e alla salsedine, i resti di tronchi che portati dalla corrente del fiume vengo poi trascinati col tempo in mare aperto, ancora canneti per la produzione di quelle canne che serviranno a coprire le case dei guardiani. E' tutta una vita che si svolge lungo il fiume: le grandi reti quadrate vengono immerse nell'acqua per la pesca di carpe, persici o lucci, e lì, lungo le sue sponde le cabanons,case ora di villeggiatura ma un tempo capanne di pescatori. Il battello si ferma....e una manade di tori e di cavalli bianchi arriva di corsa accompagnata dal gardian per mostrarsi a noi visitatoti.
E ancora campi coltivati a riso, produzione domintante in queste aree umide. Il viaggiare lento ci fa osservare un fiume molto largo, vivo e colorato per arrivare al Bac du Sauvage, una sorta di chiatta sospinta da una ruota e direzionata da un cavo aereo per il trasporto di mezzi da una riva all'altra. Da una parte abbiamo la riva di Sainte Marie de la Mar e dall'altra quella di Aegues-Mortes. Il battello fa un'inversione per ritornare sulla via del ritorno; osserviamo ancora porticcioli per la pesca e per diporto che sono stati costruiti lungo il fiume, uccelli come trampolieri, aironi cenerini, garzette. La gita sul Tiki III è finita… ma non è certamente finita la nostra ricerca nelle tradizioni locali.
Il giorno seguente, 26 maggio, viene ricordata la figura del Marchese Folco de Baroncelli con una festa paesana arricchita da una commemorazione storica alla presenza di tutta la cittadinanza camarghese. Il memoriale è proprio all'esterno del nostro campeggio, racchiuso dentro un parco dove una moltitudine di gente in costume provenzale si è radunata per una messa all'aperto. Guardiani a cavallo con l'emblema della Carmargue formata da una croce, un cuore e un'ancora, sono parati a difesa dell'assemblea; canti e preghiere arricchiscono la manifestazione, cesti di fiori rendono omaggio alla tomba. Dame in costume locale si fanno fotografare in questa moltitudine di gente e noi... sotto il sole cocente ci apprestiamo ad attendere l'abrivado in cui i guardiani a cavallo scortano i tori fino all'arena, per poi riportarli al pascolo durante il bandido.
Questa giornata è proprio una festa “nazionale” per la Camargue, lo si sente nell'aria. Fermandoci a parlare con le donne, che hanno sfilato in costume provenzale, ascoltiamo dalla loro voce storie sulle tradizioni antiche e che sentono nel profondo del cuore: una carica, un entusiasmo prorompente che sanno trasmettere anche a noi. Nel pomeriggio all'interno dell'arena si svolgono giochi tra dame e guardiani a cavallo, corride divertenti con il toro che rincorre il buttero. Insomma... si può dire che questa all'arena è una festa per tutta la famiglia, con noi partecipi insieme a loro.
Le giornate sono finite... e tutti pronti per intraprendere il lungo viaggio verso casa.
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