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domenica 5 luglio 2015

MANTOVA: IL PLENILUNIO E I FIORI DI LOTO

Venerdì 11 luglio, intorno alle 17,  ci ritroviamo a Soave di Porto Mantovano, presso l’agriturismo “Il Laghet”.
Il posto è molto bello, immerso nella natura e vicino ad un laghetto. Qui trascorriamo la serata in allegria cucinando una deliziosa carne alla brace, che ci viene fornita dai proprietari dell’agriturismo.
Il mattino successivo partiamo in bicicletta con destinazione la riserva naturale biogenetica del Bosco della fontana.
Entrare in questo bosco è come entrare in una fiaba, perché siamo accolti da una densa ed intricata foresta di latifoglie, che si presenta a noi in mille sfaccettature stupende. Percorriamo una serie di vialetti rettilinei che, incrociandosi ripetutamente, formano radure circolari chiamate piazze, dove siamo accolti da un sole splendido e poi nuovamente immersi nella foresta, fino ad arrivare al centro dove sorge la palazzina di caccia seicentesca della famiglia Gonzaga. Nei pressi della palazzina affiora la risorgiva che dà il nome al bosco “La Fontana”. La vegetazione e la fauna del bosco, sono ampiamente raffigurate e descritte in numerosi pannelli esplicativi, rigorosamente il legno. Usciamo dal bosco rigenerati e rinfrescati, pronti per pedalare sulle piste ciclabili del ritorno.
Nel primo pomeriggio ci spostiamo con i mezzi e raggiungiamo la riserva di allevamento degli storioni  denominata  Azienda Agricola Saverio Bettinazzi (sito internet in preparazione), in Frazione Maglio di Goito.
In cielo sono spuntati nuvoloni neri che promettono poco di buono, ma iniziamo ugualmente la nostra passeggiata tra le vasche in cui sono ospitati i grossi pesci che andremo a scoprire. L’azienda inizia nell’anno 1973 ad allevare le trote e, in modo che si può definire casuale, dal 1994 passa ad allevare gli storioni. 
Questo perché per una vendita consistente di trote l’azienda non ha ricevuto il pagamento pattuito, ma le è stato proposto dall’acquirente  uno scambio con degli storioni per saldare il debito contratto. Gli storioni allevati in azienda partono da un peso minimo di Kg. 10 fino ad un massimo di Kg. 150 e vengono alimentati con un mangime composto già preparato, secondo un regime regolamentato. Raggiungono la maturità sessuale intorno ai dodici anni e le uova vengono estratte prima che esse vengano fecondate. Il pregiato caviale prodotto in azienda, viene poi venduto alle compagnie aeree arabe. Un violento temporale interrompe la nostra visita e non ci permette di approfondire oltre la nostra conoscenza.
Riprendiamo la strada sotto una pioggia battente per raggiungere l’area sosta delle Grazie, poco distante da Rivalta sul Mincio.
Purtroppo il forte temporale ci impedisce di effettuare la gita prevista con i barcaioli del Mincio, tra i fiori di loto durante il plenilunio.
Non ci perdiamo d’animo e ceniamo, con menù tipico mantovano, al ristorante da Claudio in località Grazie.
Al risveglio ci aspetta uno splendido sole caldo … passata è la tempesta…! Torniamo in sella alle biciclette e raggiungiamo Rivalta sul Mincio, dove andiamo a visitare il Centro del Parco e il Museo dei Mestieri del Fiume. 
La visita al Centro del Parco  è molto interessante e ci informa sulla storia del territorio dal punto di vista  idrogeologico, nonché sulla flora e sulla fauna. Di altrettanto interesse è la visita al Museo dei Mestieri del Fiume che ci fa conoscere altri aspetti della vita locale, portandoci indietro nel tempo ad esplorare arti e mestieri. Chi conosce i soci di Camminare InCamper sa che il nostro gruppo non si scoraggia mai e, se non siamo riusciti a fare la gita sul fiume con il plenilunio, la facciamo nel pomeriggio con uno splendido sole.
E allora tutti a bordo del battello… si parte per l’esplorazione

Ci imbarchiamo a Grazie e navighiamo il fiume attraversando la miriade di canali che popolano la larga distesa d’acqua. Subito il nostro sguardo è catturato dai fiori di loto … splendidi… affascinanti… magici, ma ben presto ci accorgiamo che sopra la fitta vegetazione volano aironi rossi e cinerini, svassi, falchi di palude e molte altre specie  rare. Naturalmente sentiamo con piacere le numerose informazioni che ci vengono date dal barcaiolo, ma la nostra attenzione è catalizzata in modo particolare dai fiori di loto, che si trovano ovunque e sono bellissimi.
Terminata l’escursione c’è posto ancora per una breve visita al Santuario delle Grazie, vicinissimo all’imbarcadero. Entrando nel santuario si prova una strana sensazione di coabitazione di sacro e profano. Presenza del tutto particolare, che stupisce noi visitatori, è il coccodrillo imbalsamato appeso al soffitto della navata centrale.

Il tempo a nostra disposizione è terminato e non ci resta che tornare a casa, portando nel cuore il ricordo delle belle giornate trascorse in compagnia.
Nel nostro pensiero rimarrà la consapevolezza che il territorio mantovano,all’apparenza uniforme  e molto padano, offre una complessità inaspettata: si passa dalle colline moreniche a ridosso del Garda, alle sponde verdeggianti del Mincio e dell’Oglio, dalla fenditura che il Po traccia tra la media e la bassa provincia  fino al contorno inusuale dei tre laghi che cingono Mantova.
Inoltre abbiamo apprezzato la gastronomia mantovana che risente profondamente delle produzioni locali e nel tempo ha saputo mediare usi popolari tradizionali con la ricchezza e lo sfarzo tipici della corte dei Gonzaga.

TREZZO... NEL PARCO DELL`ADDA (30 Aprile - 3 Maggio 2015)

Gli amici di CamminareInCamper hanno pensato di ritrovarsi per il lungo ponte del primo maggio in uno dei Parchi Fluviali più conosciuti del nord Italia.
Già l'anno scorso abbiamo visitato il Parco del Mincio, ora siamo a Trezzo nel Parco dell'Adda.
Il punto di ritrovo per i numerosi camper che hanno aderito all'invito di Valter è nel grande Piazzale Giovanni Paolo II, nonché piazza del mercato cittadino a pochi passi dal centro.
Il mattino seguente al nostro arrivo una guida della Pro Loco ci attende per accompagnarci nella visita del territorio trezzese.
La passeggiata ci porta in collina all'interno di Villa Bassi, anche se ai cancelli d'ingresso un'insegna indica Villa Gina, in onore della moglie di Silvio Crespi che ne divenne proprietario nel 1915. La grande casa padronale, ora sede del Parco Adda Nord, domina dall'alto un'ampia area verde. Trezzo non è altro che un promontorio sul fiume e da questa altezza la veduta d'insieme è incantevole. La guida racconta che Paolo Bassi era il Podestà di Milano. Intorno alla metà dell'ottocento arrivò fin qui per investire in feudi e latifondi. 
Egli costruì la villa su un precedente edificio, rimaneggiandola nel corso degli anni, e dominando da un alto sperone di roccia i sottostanti navigli: il Martesana che segue il corso fino a Milano, il fiume Adda e di fianco il canale industriale Crespi. Quest’ultimo ci fa arrivare con l'occhio fino al villaggio Crespi con il Castello, dove passavano le vacanze estive la famiglia, i primi condomini operai, e le due alte ciminiere dei capannoni. Sotto di noi il Santuario della Concesa, che raggiungiamo da un cancello secondario attraversando in discesa un sentiero, una sorta di scorciatoia. Lì, ci attende Il Padre Priore del convento che personalmente ci fa da guida. Il Santuario della Divina Maternità è costruito lungo l'argine del canale della Martesana e nell'ampio piazzale si può vedere una fonte d'acqua che si dice miracolosa. Il Padre Priore facente parte dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi che qui vennero ad insediarsi per volere del Cardinale Monti, ci accompagna  all'interno della chiesa  e poi anche nella visita dei due chioschi, nell'antica sacrestia dove vengono custoditi antichi paramenti sacri. Lungo un corridio, ci indica un importante affresco del quattrocento recuperato da Padre Gerardo: la Madonna del Barcaiolo. Verso l'uscita, retrostante il convento, ci soffermiamo ancora per osservare il grande spazio dedicato agli orti e ai giardini molto ben curati, luoghi di meditazione e di preghiera per coloro che intendono riterarsi nel silenzio.
Un'ultima sosta prima di rientrare è Villa Cavenago. L'ampio parco c'invita ad entrare nella grande proprietà, davanti a noi questa bellissima villa patrizia del settecento. I Signori Cavenago non erano altro che medici e comprarono, a suo tempo,  il feudo di Trezzo. L'interno è riccamente affrescato e sono stati mantenuti i dipinti d'epoca, mentre gli arredi non sono originali della villa. Ora viene usata per banchetti e meeting.
Dopo aver pranzato ci attende un'altra interessante visita a Vaprio d'Adda. La passeggiata che facciamo tutti in compagnia  in centro ci fa scoprire numerose ville patrizie del sei-settecento, chiese e palazzi. Ma l'attenzione maggiore è rivolta a Villa Melzi D'Eril non solo per l'imponenza che domina dall'alto il Martesana, ma soprattutto perchè in essa soggiornò Leonardo da Vinci e dove qui potè studiare il corso del fiume Adda.
Proseguiamo fino ad arrivare alla Casa del Custode delle Acque
Un tempo era la “Casa Regia” dove un gestore aveva il compito di riscuotere i dazi di merci che transitavano lungo il fiume e nello stesso tempo di far funzionare al meglio il sistema delle acque. Ora ospita una galleria interattiva che ci ha fatto percorrere a ritroso nel tempo la storia del fiume e gli studi che Leonardo da Vinci ha voluto dedicare ad esso, fino ad arrivare nell'ultima sala dov'è conservata una copia del Codice Atlantico, raccolta di disegni preparatori, bozzetti, appunti del grande Maestro. Sicuramente è stata un'esperienza interessante per come è stata affrontata, anche se subito non capita, ma sicuramente molto coinvolgente. La giornata sta per volgere al termine senza però prima trovarci tutti in compagnia per gustare piatti locali in un ristorante di Trezzo.
Il mattino seguente ci attende ancora una guida della Pro Loco per accompagnarci ad una visita per le vie del centro storico fino ed arrivare al Villaggio Crespi. L'ingresso al centro avviene da Porta Santa Marta che è l'unica porta antica rimasta del borgo medioevale. Per la posizione strategica sul fiume e per ciò che esso ha dato alla città, Trezzo è ricca di palazzi e ville patrizie di nobili o signori che arrivarono da Milano sin qua per  vacanze, nonché per investire su feudi e terreni. Ora ciò che è rimasto è tutto ben conservato, come il Palazzo del Comune, dove nella Biblioteca  Alessandro Manzoni è stata inaugurata nel 2014 la “Quadreria Crivelli”, una roccolta di opere appartenute alla Famiglia Crivelli lungo un percorso museale. Noi non abbiamo potute visitarla in quanto, essendo sabato, la biblioteca era chiusa. La collocazione della villa è esemplare, all'interno di un grandissimo giardino.
La passeggiata continua lungo il fiume fino ad arrivare al Villaggio Crespi Patrimonio dell'Unesco: “è stata esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa". Al di là di ogni spiegazione con questa motivazione si racchiude tutto ciò che si può dire della grande famiglia Crespi, industriali del XIX secolo. Arrivarono e acquistarono un appezzamento di terra lungo il fiume per poi sfruttare al meglio le sue acque e farle convogliare nell'azienda cotoniera. Ora il villaggio è ancora abitato e in gran parte dagli eredi di coloro che hanno lavorato nella azienda. Urbanisticamente esso ricorda i villaggi inglesi di fine ottocento, ed è da qui che si è ispirato il figlio di Crespi al ritorno dall'Inghilterra. All'ingresso vi è l'imponente scalinata che conduce alla chiesa e subito dopo inizia il lungo viale dove sono affiancate le villette degli operai con il suo bel giardino, tutte recintate e tutte uguali, in fondo quelle più grandi per i dirigenti d'azienda. Non mancava nulla nel villaggio, era autosufficente. Un mondo autonomo ma anche al di fuori di ciò che succedeva all'esterno. Il padrone dall'alto del suo castello provvedeva ai fabbisogni dei suoi dipendenti con scuole, medico, istruzione religiosa, e sepoltura. Si, perchè in fondo al villaggio c'è pure un cimitero. Anche qui, domina la grande tomba della famiglia Crespi. Vicino alle abitazioni la grande fabbrica e più in là il parco e il dopolavoro per il tempo libero.
La visita si conclude tutti in compagnia per un veloce panino sul prato e una bella passeggiata sul lungo fiume. A tratti ci fermiamo per ammirare opere di sbarramento, chiuse e passaggi d'acqua in un contesto storico racchiuso all'interno dell' Ecomuseo Adda di Leonardo. una sorta di museo diffuso su un percorso più ampio lungo il fiume.
Il pomeriggio pensiamo di trascorrerlo tutti insieme per una bellissima pedalata lungo la pista ciclabile dell'Alzaia sulla sponda destra del fiume che, dall'imbarcadero prosegue per ben undici chilometri  nel medio corso dell'Adda, dove le impronte di Leonardo hanno un significato importante. Dapprima il fiume segue parallelo alla ciclabile, poi la vegetazione è più fitta e anche il fiume ha dislivelli più significativi con rapide, scogli di sbarramento. Anche qui Leonardo studiava il moto delle acque, i problemi della navigazione e alcuni tratti di natura circostante il fiume vengono ritratti nelle sue opere. Durante il periodo in cui il Genio ha vissuto a Vaprio per ben due volte,come precettore del giovane Melzi, l'area e la natura circostante il fiume si è arricchita con segni tangibili di alta ingegneria. Seguendo tappe o postazioni informative ci fermiamo per osservare le centrali idroelettriche lungo il percorso. La Centrale A.Bertini del 1898 è la prima in Europa e la seconda al mondo dopo quella delle Cascate del Niagara per la potenza delle turbine. In essa è allestito anche un museo dell'elettricità.
Il nostro percorso ciclabile arriva fin sotto al ponte San Michele che collega Paderno a Calusco. Con un'unica campata di travi di ferro sostiene sette piloni di ferro per una impalcatura a due livelli di percorribilità: uno per le auto e uno per i treni. Esso si eleva sopra una gola del fiume Adda ad un'altezza di 85 mt. Alta ingegneria di fine ottocento  e inizio novecento.
Anche questa giornata è stata molto ricca culturalmente e per il giorno seguente ci aspetta la Navigazione sul fiume.  Prima di iniziare questa nuova escursione visitiamo quello che rimane del Castello Visconteo. Nell'ampio parco con alberi secolari e tra una fitta vegetazione vi è eretta la torre quadrangolare alta 42 mt, mentre sono parzialmente in piedi  mura esterne del maniero. C'incamminiamo nel parco sottostante dal quale si accede alla Centrale Idroelettrica Taccani, proprietà dell'ENEL. E' un immesso edificio ingegneristico in stile liberty che risulta in armonia con l'ambiente naturalistico circostante. In questa ansa del fiume Adda è stata studiata quest'opera di sbarramento per sfruttare l'impeto delle acque. All'interno della grande struttura è allestita in questi giorni una mostra collettiva. Tra dedali e gallerie sotterranee, vari artisti hanno esposto opere per una raccolta fondi a favore della ricerca. 
Ora, siamo pronti per salire sul traghetto che ci porterà lungo il fiume. Piano, piano la natura circostante la fa da padrone. In cigno ha trovato il suo habitat prediletto ed ecco che sta covando tra i cespugli come se non volesse essere disturbato. La vegetazione s'infittisce e a pelo d'acqua vola l'airone cenerino, lo svasso maggiore  con i piccoli nati portati sul dorso dei genitori.
Le giornate sull'Adda sono terminate e dopo aver salutato gli amici di sempre e quelli nuovi ritorniamo a casa appagati per questa meravigliosa avventura.

Quei rami del... DELTA DEL PO (2 giugno 2015)

Il Delta del Po è per noi una meta ben conosciuta. Non è molto lontano da casa, e si puo`raggiungere facilmente per lunghe pedalate nella natura o, come questa volta, per gite in scooter sugli argini, fin dove il fiume si butta nel mare aperto.
Premettiamo che il Po attraversa la grande Pianura Padana e prima di raggiungere il mare segna un confine nelle due regioni del Veneto, con la provincia di Rovigo, e dell'Emilia Romagna, nella provincia di Ferrara. Sono due aree che già danno un'idea della vastità del delta. Dal 1999 è insignito come Patrimonio dell' Umanità dall' UNESCO.
Appena superato il primo ponte sul fiume c'è la Grande Bonifica Ferrarese. Già i primi canali idrici affiancano la strada e in lontananza ne vediamo altri. Attraversiamo distese di campi coltivati che in questa stagione d'inizio estate hanno diversi colori, dal verde intenso dell'erba medica al più brunato dell'orzo. 

A mano a mano che ci avviciniamo a Jolanda di Savoia i campi sono allagati, le prime piantine di riso affiorano l'acqua e verranno a maturazione in autunno. Casolari isolati e distrutti dall'incuria ci fanno capire che un tempo si lavoravano intensamente le campagne, terre incontaminate e lontane dal traffico. Ci avviciniamo al Parco del Delta e la prima oasi di verde è il Gran Bosco della Mesola situato nella provincia ferrarese. Il Grande Fiume comincia a ramificarsi, a sud con  il Po di Volano che, con il Po di Goro, forma una Sacca, specchio d'acqua salata protetto da isolotti e lingue di terra formate nei millenni con i detriti portati dal fiume.
Noi arriviamo fino a Gorino, ultimo baluardo a sud dell'Isola della Donzella.  Proprio quella sera ci fermiamo a cena alla Festa del Pesce. Gustiamo un buon fritto misto, sarde in saor e un ottimo guazzetto con cannocchie e gamberi freschi, tutti piatti caratteristici della zona. Non potevamo cominciare al meglio queste giornate in laguna....

Il giorno seguente superiamo il primo ponte di barche che unisce le due sponde del Po di Goro e che segna il confine di regione, infatti nell'altra sponda c'è il Gorino Veneto. Prima di  oltrepassare il secondo ponte di barche è il terzo Gorino, di Sullam. Al di là del Po di Gnocca, Santa Giulia è uno dei tanti piccoli centri del Delta, che si trovano disseminati nelle ampie campagne intensamente coltivate sotto il livello del fiume.  I percorsi stradali sono tutti sugli argini e l'occhio si perde lontano in una ramificazione di canali di sfogo tra le intense coltivazioni di mais e riso. La grande bonifica di queste terre paludose è stata ottenuta con una rete di idrovore che hanno permesso uno sfogo delle acque e un sistema agricolo molto intensivo di tutto il territorio. 

Proseguiamo con lo scooter verso Scardovari e lungo il percorso ne vediamo parecchie di queste opere di archeologia idraulica formata da un corpo centrale in muratura, che richiama gli edifici del primo novecento, da dove partono grossi tubi che arrivano al mare.  Lungo il percorso solo la natura la fa da padrone. Da un lato abbiamo la verde vegetazione di pioppi e ontani che amano avere le radici nell'acqua, dall'altra il mare. In questo ambiente silenzioso si sentono solo le grida dei gabbiani appollaiati su lunghe fila di pali che affiorano dall'acqua. Nell'ampia sacca di Scardovari, simile ad un golfo, si affiancano uno vicino all'altro casette di legno costruite su palafitte per i pescatori. In lontananza si possono vedere anche dei ruderi di casolari sommersi dall'acqua. Ci fermiamo incuriositi ad osservare un intenso lavoro che si sta svolgendo in una radura verso il mare aperto. La raccolta dei mitili e vongole ha richiamato molta gente e noi parliamo con qualcuno di loro. 

Ci raccontano che in questo periodo dell'anno la temperatura mite dell'acqua permette una grande produzione di cozze. Vengono raccolte a mano, pulite sommariamente su delle rastrelliere per poi essere caricate su camion frigo e portate fino in Francia e Spagna. Con un altro pescatore, di poche parole, ascoltiamo il suo lavoro. Egli indossa una tuta con lunghi gambali e ci racconta che  le vongole vengono raccolte dirette in mare dove il fondale è basso, con un rastrello che serve a dissotterrarle. Proseguiamo il nostro giro per entrare nel paese di Scardovari frazione di Porto Tolle. Un agglomerato di case in mezzo a questo ampio delta che vive di pesca e del grande consorzio formato da 1500 consorziati. Fa molto caldo e dopo esserci fermati a bere qualcosa in un bar, continuiamo, e superato il  borgo di Bonelli arriviamo alla spiaggia della Barricata

E' un'oasi turistica molto rinomata in questa zona. C'è un moderno porto turistico occupato da numerose barche, un campeggio e un villaggio turistico, ristoranti e agriturismi. Superato un pontile arriviamo all'ampia spiaggia con sabbia fine e dorata che si protende in mare aperto.
In mezzo a questa vegetazione più variegata, ad attività antiche, silenzi continui rotti solo dai versi di gabbiani e uccelli di palude, borghi isolati, si è arrivati alla modernità e allo sfruttamento del delta per il tempo libero, in questa oasi marina.
Riprendiamo il nostro giro e arrivati alla punta estrema dell'isola della Donzella superiamo nuovamente i due ponti di barche per fare ritorno a Gorino.
Questo percorso che noi abbiamo fatto è solo una minima parte di tutto quello che è il Grande Delta del Po. C'è ancora molto da vedere e scoprire. Di giorni ce ne vorrebbero ancora molti, noi qualcosa abbiamo visto, ma sicuramente ci riproponiamo di visitarlo fino in fondo la prossima volta.