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domenica 20 novembre 2016
VALLE VARAITA - BELLINO Tra fiori e meridiane (17-18-19 Giugno 2016)
Per noi che partiamo da molto lontano, arrivare in queste valli piemontesi a ridosso del Monviso è sempre un grande piacere. Qui ci ritroviamo con gli amici di Camminare In Camper e con loro abbiamo in comune l'interesse della passeggiata con le scoperte di luoghi ricchi di cultura. Questa volta raggiungiamo la Valle Varaita, dopo aver fatto una sosta nella bellissima Saluzzo, per salutare amici che non vedevamo da tempo.
Bellino è l'ultimo comune in fondo alla valle raggiungibile dopo la biforcazione di Casteldelfino e subito il torrente Varaita ci accompagna tumultuoso in un paesaggio verdeggiante.
Bellino è l'ultimo comune in fondo alla valle raggiungibile dopo la biforcazione di Casteldelfino e subito il torrente Varaita ci accompagna tumultuoso in un paesaggio verdeggiante.
Prima d'incontrarci con tutti gli amici, cogliamo l'opportunità della bella giornata per percorrere con il nostro scooter la vallata dove a Castedelfino si biforca, da una parte arriva fino a Bellino, dall'altra raggiunge la Francia. La strada si snoda panoramica sempre più in quota in quella che nell'ultimo giro d'Italia é stata una tappa di montagna sino al Colle dell'Agnello. Prima di arrivare alla frontiera italo-francese facciamo sosta a Chianale tra I Borghi Più Belli D'Italia. Un borgo integrato tra le acque del torrente Varaita il cui ponte in pietra divide l'abitato. La piazzetta con la fontana, le case con tetti di ardesia, tipici delle zone alpine di Piemonte e Valle d'Aosta, i balconcini fioriti, fanno venire voglia di passeggiare tra le viuzze per scoprire angoli caratteristici di una vita montana scandita da un lento scorrere del tempo. Ripreso lo scooter continuiano la salita che, sempre più in alto, arriva a sfiorare l'ultima neve dell'inverno passato. Il valico del Colle dell'Agnello raggiunge i 2748 mt, il paesaggio è molto aspro e desolante, ma una volta arrivati si ha un'ottima visuale dei due versanti con un panorama mozzafiato. Da lassù si può vedere il serpentone di una strada che si è appena percorsa e che ora si deve riprendere per il ritorno.
La borgata è una dimensione architettonica di questi luoghi: piccoli raggruppamenti di case rurali dove un tempo gli abitanti svolgevano attività attinenti all'agricoltura. Il vallone di Bellino conta dieci borgate (tra cui Borgata Chiesa, Borgata Celle, Borgata Chiazale, Borgata Fontanile) ognuna delle quali può avere anche storie diverse, ma sempre accomunate dalla lingua: l’occitano, o da una storia antica (la presenza ancora oggi di simboli celtici) oppure il fatto stesso di poter essere una comunità fino a quarant’anni fa autosufficiente.
Dopo una lunga passeggiata che dal punto della sosta camper arriva a Borgata Chiesa, incontriamo Mirella, un’insegnante elementare nata in valle che ci affascina con i suoi racconti. Dalla Borgata emerge il campanile romanico e proprio qui ha avuto sede la prima chiesa. Intorno sono raccolte case storiche molto ben ristrutturate su un impianto stradale acciottolato e caratteristico del luogo. Molto importante è stato il contributo della Comunità Europea che ha
creduto nell’importanza della rivalutazione di questi luoghi. Ora i borghi si sono spopolati dei vecchi abitanti e se un tempo la sola borgata Chiesa contava 35
famiglie e due scuole ora, in tutto il comune, vi sono solo 107 residenti. La ristrutturazione delle vecchie abitazioni porta in valle turisti e vacanzieri.
Entriamo nella chiesa di San Giacomo sorta nel 1300, su un’area pagana e la Cappella di Sant’Antonio, protettore degli animali, è sicuramente la parte più antica di tutto l’edificio e ne è testimonianza la pavimentazione originaria e
il fonte battesimale in pietra.
Dopo una lunga passeggiata che dal punto della sosta camper arriva a Borgata Chiesa, incontriamo Mirella, un’insegnante elementare nata in valle che ci affascina con i suoi racconti. Dalla Borgata emerge il campanile romanico e proprio qui ha avuto sede la prima chiesa. Intorno sono raccolte case storiche molto ben ristrutturate su un impianto stradale acciottolato e caratteristico del luogo. Molto importante è stato il contributo della Comunità Europea che ha
creduto nell’importanza della rivalutazione di questi luoghi. Ora i borghi si sono spopolati dei vecchi abitanti e se un tempo la sola borgata Chiesa contava 35
famiglie e due scuole ora, in tutto il comune, vi sono solo 107 residenti. La ristrutturazione delle vecchie abitazioni porta in valle turisti e vacanzieri.
Entriamo nella chiesa di San Giacomo sorta nel 1300, su un’area pagana e la Cappella di Sant’Antonio, protettore degli animali, è sicuramente la parte più antica di tutto l’edificio e ne è testimonianza la pavimentazione originaria e
il fonte battesimale in pietra.
Esternamente percorriamo il perimetro della chiesa e lo sguardo si sofferma su sculture di reimpiego incastonate nella muratura a testimonianza di antiche
divinità pagane. Arrivati presso il cimitero una croce in ferro su un capitello ricorda la pericolosa valanga che nel 1872 colpì pericolosamente la chiesa.
Il Forno comune era un elemento centrale della comunità, perchè un tempo i paesani facevano il pane in casa e poi lo cuocevano nel forno centrale. Ora ha ancora l’allestimento di un tempo e durante le rievocazioni storiche è perfettamente funzionante.
La passeggiata continua, tra i ricordi d’infanzia di Mirella e le storie familiari di una vita vissuta in borgata, con note di forte rammarico per un tempo che non tornerà più.
Da Borgata Chiesa raggiungiamo, attraverso un sentiero, la borgata di Mas de Bernard, luogo storicamente noto come sede dei notai fino al 1600. Essendo una vallata autosufficiente, non poteva certo mancare questa figura, che al tempo aveva molta importanza. La cosa curiosa è che il notaio stipulava anche contratti pre-matrimoniali.
Nel 1929 arrivò il collegamento con la luce elettrica nell’unica segheria del luogo. Raggiungiamo, in seguito, la casa-laboratorio di un anziano falegname che ci mostra con grande passione i suoi strumenti di lavoro nonché le sue curiose creazioni.
Girando nelle borgate è facile incontrare particolari architettonici curiosi, solitamente riservati ai portali delle chiese. Si tratta delle tètes coupèes, teste
antropomorfe utilizzate come elementi ornamentali e che ricordano un passato di tipo celtico. Ritenute sede dell’anima e dell’energia vitale della persona, la testa era anche un trofeo di guerra e un talismano contro le forze del male.
I prati ricchi di una fioritura primaverile inoltrata, ci colpiscono per particolari coltivazioni di erbe officinali.
La conoscenza e l’efficacia delle erbe incuriosisce molti di noi ed è per questo che con grande interesse ci fermiamo ad ascoltare una signora originaria di Bellino che vive in borgata da sempre e raccoglie fiori e piante per poi farle essiccare. Una passione iniziale è divenuta per lei un’attività vera e propria che si sta espandendo.
Il percorso a ritroso ci riporta di nuovo a borgata Chiesa e da qui a Fontanile. Fontane e lavatoi sono oggetti di arredo in questi borghi e punti di riferimento in una borgata, come poteva essere il forno. La loro caratteristica è quella di essere realizzate in un unico blocco di pietra.
Fontanile ha viuzze piuttosto strette dove si affacciano case antiche che sono state costruite seguendo la pendenza della montagna e alcune di loro sono appoggiate alle altre sottostanti.
In questo ambiente agreste nasce un maneggio, che favorisce la visione e l’esplorazione delle borgate con il cavallo. Il solo passeggiare non è sufficiente per scoprire angoli nascosti e il fascino dell’equitazione in un ambiente montano crea un’integrazione perfetta tra uomo e natura.
La mattinata termina velocemente regalandoci gradevoli ore di sole, cosa che purtroppo non accade il pomeriggio.
Piove parecchio, ma non ci scoraggiamo e raggiungiamo comunque Borgata Celle, dove ci attende Alberto Andreis, Presidente dell’Associazione Astrofili Bisalta.
Passeggiare in questo borgo incantato ci fa rivivere tempi lontani, quando artisti rupestri catturavano il sole per leggere l’ora.
Passeggiare in questo borgo incantato ci fa rivivere tempi lontani, quando artisti rupestri catturavano il sole per leggere l’ora.
La scienza gnomonica è molto affascinante e qui a Bellino i quadranti solari restaurati sono ben trentatré, oltre ad altri tre quadranti di nuova costruzione. Questo straordinario repertorio di tradizione locale è datato tra il 1735 e il 1934 e si è a conoscenza di altri reperti non accessibili o non ancora recuperati.
Dapprima l’ombra delle montagne circostanti, poi il sole che spunta dalle vette, i cieli notturni che, in questo ambiente rarefatto, permettono di vedere una miriade di stelle e poi....gli orologi solari.
Nelle borgate di Bellino c’è veramente tutto e l’ambiente è assolutamente suggestivo.
Dopo l’esplorazione delle meridiane, ci rifugiamo nel Museo del tempo e delle meridiane.
Lo spazio è ospitato nella vecchia Scuola di Celle, recuperata mantenendo le caratteristiche volte in pietra e ricostruendo un antico pavimento in legno. Sono stati realizzati 3 ambienti, così suddivisi:
Dapprima l’ombra delle montagne circostanti, poi il sole che spunta dalle vette, i cieli notturni che, in questo ambiente rarefatto, permettono di vedere una miriade di stelle e poi....gli orologi solari.
Nelle borgate di Bellino c’è veramente tutto e l’ambiente è assolutamente suggestivo.
Dopo l’esplorazione delle meridiane, ci rifugiamo nel Museo del tempo e delle meridiane.
Lo spazio è ospitato nella vecchia Scuola di Celle, recuperata mantenendo le caratteristiche volte in pietra e ricostruendo un antico pavimento in legno. Sono stati realizzati 3 ambienti, così suddivisi:
- “La volta delle stelle” dov’è riprodotta la costellazione dell’Orsa Minore;
- “La volta della gnomonica” dove sono esposte riproduzioni di strumenti di misurazione del tempo, mentre i pannelli illustrano la lettura pratica degli orologi solari;
- “La volta di Bellino” dove si possono scoprire le tradizioni, gli usi, l’architettura locale e conoscere il paese attraverso immagini fotografiche e un video che racconta la vita quotidiana della comunità nei vari periodi dell’anno.
Successivamente ci trasferiamo nella sala polivalente, dove ci gustiamo un tè caldo e ci prepariamo ad ascoltare Andrea che ci parlerà delle “stelle”... dal momento che stasera non riusciremo sicuramente a vederle dall’osservatorio.
Andrea è molto preparato, appassionato e simpatico. Riesce a catturare la nostra attenzione, presentandoci un video molto interessante che racconta la storia della scoperta della luna.
Era il 21 luglio 1969 quando Neil Amstrong, titubante, sull’ultimo gradino della scaletta del Lem Aquilà disse: “Ora scendo. Sarà un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità”.
Dopo il primo sbarco sulla luna, ne seguirono altri e non abbiamo ancora finito di esplorare il cosmo.
Dopo il video si inizia a parlare di stelle, della loro origine, della loro luce, della loro grandezza e si vedono delle foto bellissime “astrofotografie”, scattate dai soci esperti dell’Associazione Astrofili Bisalta
E anche il pomeriggio scivola via e, senza fatica, arriva l’ora di cena.
In un battibaleno la sala polivalente si trasforma in ristorante. Arrivano i viveri e gli addetti ai lavori ci servono il “menù stellare”. Tutto ottimo, dagli antipasti alla torta!
E’ domenica mattina e ci attende un cielo leggermente nuvoloso.
L’intenzione è quella di raggiungere l’osservatorio astronomico, che si trova tra le borgate Celle e Chiazale, per conoscerlo e per sperare in una piccola schiarita che ci permetta di vedere il sole. Ovviamente lo raggiungiamo a piedi e vediamo la struttura costruita in legno e pietra. Alberto provvede all’apertura del tetto e ci fa accomodare all’interno. Ci spiega che il sito gode di condizioni di oscurità del cielo eccezionali a causa della particolare conformazione delle montagne in cui è immerso. Le aperture sono programmate durante tutto l’anno e permettono di osservare un cielo notturno straordinario. Ovviamente la struttura è dotata di un prestigioso telescopio Celestron c14. La spiegazione tecnica di funzionamento di un telescopio è parecchio complicata ma, approfittando di un’apertura momentanea del cielo... riusciamo ad osservare il “sole “ attraverso lo strumento ed anche a occhio nudo, con l’ausilio di appositi occhialini di protezione.
E’ terminata anche questa mattinata e si rientra ai camper.
E’ pur vero che il tempo non è stato molto dalla nostra parte, ma siamo comunque riusciti ad imparare cose nuove e il nostro rientro a casa, ormai inevitabile, sarà ricco di ricordi bellissimi.
Non siamo riusciti a dormire sotto un cielo di stelle, ma lo abbiamo immaginato.
A volte, di notte, dormivo con gli occhi aperti sotto un cielo gocciolante di stelle.
Vivevo, allora.(Albert Camus)
Di Anna Maria Zandomeneghi e Anna Maria Luciano
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SIENA nella XIII giornata del Trekking Urbano (31 Ottobre 2016)
Una passeggiata in una città come Siena assume un'importanza maggiore quando a sostenerla sono i numerosi volontari che si sono messi a disposizione in questa giornata nazionale del Trekking Urbano. Noi, che il camminare esprime al meglio la nostra conoscenza dello scoprire, abbiamo accolto questa grande opportunità di un turismo lento ma carico di emozioni.
Arriviamo a Siena dopo aver percorso strade e borghi in quella che è la Toscana più bella, accompagnati da un paesaggio autunnale dai mille colori e gradazioni che vanno dal rosso intenso fino ad arrivare al giallo dei vigneti ormai spogli d'uva, al verde degli ulivi con l'ormai tarda raccolta delle olive. Borghi arroccati sopra colli, dove si è attratti da sagre e feste per far conoscere ed esaltare tradizioni antiche di castelli, dame e cavalieri. E, in tutto questo non può certo mancare un'arte gastronomica di sapori genuini.
Siena da' appuntamento nella Piazza del Campo accompagnati da un'animazione musicale. Il tema di quest'anno non poteva che essere dedicato al Giubileo della Misericordia e, in un percorso predefinito i luoghi della spiritualità e dell'accoglienza ne fanno un punto di forza.
In una città dove le diatribe tra guelfi e ghibellini sono state aspre, un personaggio come Dante ne fa riferimento su lapidi con citazioni storiche. Nello stesso tempo, però, la città si trova anche lungo il tracciato della Via Francigena per cui l'assistenza e la sfera dei sentimenti di carità cristiana verso coloro che arrivano da lontano, creano una rete di accoglienza che coinvolge la cittadinanza intera. Ecco che nascono le contrade che all'inizio avevano una funzione di assistenza e che poi si integrano nella città per avere una sorta di dominio.
La tappa al Duomo ricorda il primo Giubileo indetto da Papa Bonifacio VIII nel 1300. Con l'indulgenza plenaria, cioè la remissione dei peccati per coloro che si pentivano, si voleva dare inizio ad una prassi con scadenza centennale. La notizia e la divulgazione di questo avvenimento è citata sopra il portale destro del Duomo e solamente tre città in tutta Italia ne davano notizia: Siena, Firenze e Padova. Di fronte al Duomo, un'edificio accoglieva, con spiritualità e devozione medica, i pellegrini e i malati. Santa Maria della Scala fondata dai canonici della cattedrale è stato un ospedale fino al 1989. La sua gestione praticata dal clero e dai laici, dopo la peste del 1300 ebbe un'enorme fortuna dovuta a grandi donazione su cui ha sempre potuto sopravvivere. Nelle grandi “camere” che ospitavano i malati, tra il 1441 e il 1444 sono stati dipinti affreschi che raccontano scene di attività dello Spedale o Pellegrinaio, com'era chiamato a quel tempo.
Siena da' appuntamento nella Piazza del Campo accompagnati da un'animazione musicale. Il tema di quest'anno non poteva che essere dedicato al Giubileo della Misericordia e, in un percorso predefinito i luoghi della spiritualità e dell'accoglienza ne fanno un punto di forza.
In una città dove le diatribe tra guelfi e ghibellini sono state aspre, un personaggio come Dante ne fa riferimento su lapidi con citazioni storiche. Nello stesso tempo, però, la città si trova anche lungo il tracciato della Via Francigena per cui l'assistenza e la sfera dei sentimenti di carità cristiana verso coloro che arrivano da lontano, creano una rete di accoglienza che coinvolge la cittadinanza intera. Ecco che nascono le contrade che all'inizio avevano una funzione di assistenza e che poi si integrano nella città per avere una sorta di dominio.
In un'ampia sala è dipinta la Madonna della Misericordia o del Manto, proprio per l'ampio mantello che accoglieva coloro che necessitavano di carità e assistenza. Usciamo, e il percorso si snoda tra strade senesi più nascoste e meno frequentate dal turismo di massa per arrivare all'Arciconfraternita della Misericordia di Siena in via del Porrione. Nata anch'essa come una istituzione caritatevole dedita ai più bisognosi, a tutt'oggi esprime in questa direzione il proprio impegno. L'Oratorio non è altro che una piccola chiesa che richiama l'attenzione come sede storica della compagnia fondata dal Beato Andrea Gallerani. Curiose sono le lettighe d'epoca e le testate delle bare dipinte. Un piccolo museo ricorda Brandano da Petroio che convertitosi al cristianesimo, dopo una vita dissoluta, diventò profeta.
Superato l'Oratorio di San Girolamo arriviamo alla Basilica di Santa Maria dei Servi, su un colle da cui abbiamo una visione panoramica di tutta Siena. La Basilica fu costruita all'interno delle mura dall'ordine dei servi di Maria. I Serviti erano laici che dopo aver abbandonato la vita comune si ritirarono a penitenza, vivendo della carità cristiana ai margini della società. La loro missione riguarda “solo rapporti di pace, di misericordia, di giustizia e di amore costruttivo”.
Continuiamo il percorso per arrivare alla Chiesa di San Raimondo al Rifugio, importante edificio religioso voluto dalla Famiglia Chigi come Congregazione per le Povere Abbandonate. Voluta da Aurelio Chigi, qui sepolto, con il susseguirsi degli anni si è arrivati a Papa Alessandro VII, il quale commissionò all'archiretto Giovannelli la nuova facciata in stile barocco. All'interno opere senesi di autori dell'epoca con richiami alla vita di San Galgano. Tra vicoli e storie curiose raccontate dalla nostra guida, ci inoltriamo in uno dei quartieri che a suo tempo fu presidiato da spagnoli e lanzichenecchi quando invasero Siena. La Basilica di San Provenzano, prende il nome dalla famiglia che qui vi abitava. La Madonna è festeggiata ogni anno il 2 luglio, fin dal 1656, con il palio. Il drappellone viene portato in piazza del Campo il giorno della carriera e, dopo la corsa, la contrada vincitrice, seppur per pochi minuti, riporta il “cencio” in chiesa per ringraziare, nel più totale giubilo dei contradaioli, la Vergine di Provenzano. All'interno è conservata la reliquia della Vergine scampata dopo la bravata di un archibugiere, che sparando contro un'immagine sacra posta su una facciata delle case della piazza, morì anch'esso per mano della sua stessa arma. La statua collocata da Santa Caterina, fu molto venerata dai cittadini e ad essa si attribuirono diversi miracoli, tantochè venne istituito anche un “anno dei miracoli”.Superato l'Oratorio di San Girolamo arriviamo alla Basilica di Santa Maria dei Servi, su un colle da cui abbiamo una visione panoramica di tutta Siena. La Basilica fu costruita all'interno delle mura dall'ordine dei servi di Maria. I Serviti erano laici che dopo aver abbandonato la vita comune si ritirarono a penitenza, vivendo della carità cristiana ai margini della società. La loro missione riguarda “solo rapporti di pace, di misericordia, di giustizia e di amore costruttivo”.
La giornata sta per terminare e nell'imbrunire ci avviamo verso l'ultima tappa di questo bellissimo percorso giubilare. La Basilica di San Francesco situata nella piazza omonima, e nella contrada del Bruco, è sicuramente una delle più importanti di Siena. Le comunità francescane, che lavoravano la seta, nel 1226 dopo la morte del Santo arrivarono a Siena e costruirono la Basilica.
Se fin dall'inizio aveva un aspetto romanico, con il susseguirsi degli anni ha avuto numerosi ampiamenti per cui ora il suo stile è gotico. Le grandi opere si vedono fin dall'esterno con il rosone di Francesco di Giorgio Martini. L'interno a navata unica in marmo a fasce bianche e verdi conserva opere del senese Ambrogio Lorenzetti. In una cappella del transetto un affresco staccato dalla Sala Capitolare del Convento, raffigura San Ludovico di Tolosa che si congeda da Papa Bonifacio VIII colui che istituì il primo Giubileo della storia. Alla Basilica è legata la Storia del Miracolo Eucaristico di Siena. Si racconta che nel 1730 fu rubata la Pisside che conteneva 351 Ostie Consacrate. Dopo tre giorni le ostie furono ritrovate nella Chiesa di San Provenzano all'interno del cesto dell'elemosine, probabilmente abbandonate dai ladri sacrileghi. Dopo averle ripulite e autenticate come le ostie rubate, furono riportate nella Basilica, dove erano state portate via. La popolazione esaltò con preghiere e canti il ritrovamento, e col passare degli anni le Ostie Sacre mantennero inalterato il suo stato iniziale nonostante i periodici controlli di conservazione. La devozione per questo Miracolo viena omaggiata in molte occasioni religiose durante tutto l'anno.
Con questa ultima tappa del percorso senese ci congediamo e… attendiamo il prossimo appuntamento per una nuova giornata di Trekking Urbano, magari alla scoperta di un'altra città.
Con questa ultima tappa del percorso senese ci congediamo e… attendiamo il prossimo appuntamento per una nuova giornata di Trekking Urbano, magari alla scoperta di un'altra città.
sabato 12 novembre 2016
VIGNOLA – Festa dei ciliegi in fiore 1-2-3 Aprile 2016
Conoscevamo Vignola da tempo, ma il nostro desiderio era quello di poterla visitare nel periodo della fioritura dei ciliegi. L’occasione è arrivata quando l’Amministrazione Comunale si è dichiarata lieta di accoglierci e ci ha consigliato di consultare i camperisti di Vignola, riuniti nell’efficiente Camping Club dei Castelli, per tutto quello che riguardava l’organizzazione dell’uscita stessa. Ci è parsa subito una buona opportunità per esplorare insieme a loro questa terra emiliana ricca di storia di Signorie e di uomini che, con le loro idee sempre innovative, hanno lasciato un segno profondo nella nostra Italia.
Vignola è un comune che si estende su un piccolo territorio, ma è molto conosciuto per la grande produzione di ciliege, seppure anticamente erano i vigneti a coprire queste terre! La prima ciliegia era la Moretta di Vignola, piccolina e dolcissima. Ora molte sono le qualità che si trovano sul mercato ed è sempre una grande festa quando i ciliegi si coprono di fiorellini e colorano di bianco le vallate e i giardini. E' l'inizio della primavera ….
Dopo essere arrivati nell'ampio parcheggio immerso nel verde, messo a disposizione dal club di camperisti locali, ancora una volta abbiamo potuto conoscere nuovi amici arrivati da lontano e con loro abbiamo condiviso l'esperienza di questi tre giorni.
Grazie a Giancarlo, un camperista vignolese doc, abbiamo passeggiato ascoltando le storie antiche e recenti della città.
Il sabato mattina raggiungiamo il Teatro Ermanno Fabbri.
Anche qui, come in altri luoghi, la strada racconta.... su pietre pavimentali leggiamo frasi di uomini dello spettacolo che sono state trascritte per trasformare l'ambiente in uno scrigno a cielo aperto che ci fa conoscere l'arte in ogni suo aspetto.
L' MCM non è altro che l'acronimo di Museo del Cinema Marmi allestito all'interno di questo Teatro, un tempo cinema di paese, che poi la modernità ha portato alla chiusura.
La Famiglia Fabbri acquisì l'immobile dal comune di Vignola, dopo un appalto pubblico, trasformandolo in un teatro ipertecnologico.
Una grande macchina da presa di epoca passata invita all'ingresso nelle sale dove sono esposti molti reperti cinematografici, che Antonio Marmi ha raccolto durante la sua vita. La collezione è molto ricca di macchine, strumenti che precedono le prime proiezioni dei fratelli Lumière, ma anche oggetti personali, come il “famoso” cappello di Federico Fellini. E' sicuramente un museo curioso e coinvolgente, che trasmette la passione di un uomo innamorato del cinema. Tutte le attrezzature cinematografiche esposte sono state ripristinate e sono tutte perfettamente funzionanti.
Usciti dal teatro raggiungiamo Villa Tosi Bellucci, sede dell'amministrazione comunale. All'interno di un ampio giardino con statua centrale proveniente da un'altra piazza di Vignola , la villa accoglie presso la torretta dell'Orologio, l' Acetaia Comunale. Nell'ingresso dell'immobile, riccamente affrescato, spicca lo stemma araldico: un tronco secco di gelso e stralci di vite con uva rossa. Una scala stretta “alla marinara” ci conduce fin alla torretta e qui, in una piccola stanza, alla temperatura ideale, caldo d'estate e freddo d'inverno, viene ospitato il prezioso aceto balsamico. L'insieme delle batterie è formato da botticelle costruite con legni diversi: castagno, rovere, frassino, ciliegio e per tradizione ginepro. Sono tutte piccole e contengono il mosto proveniente da uve di trebbiano, lambrusco e lancellotta.
Il rappresentante della Consorteria di Spilamberto, con il suo emblema del tragno appeso al collo, racconta di un procedimento molto accurato e meticoloso che si svolge nel tempo per arrivare con anni d'invecchiamento ad un aceto DOP, come dev'essere un aceto balsamico tradizionale. Dalle più grandi botti, chiamate badesse, si estrae la quantità che va a riempire la prima botticella e via via fino all'ultima. Un'altra batteria seminascosta e nettamente separata, raccoglie l'aceto balsamico di mele.
La visita è terminata e tutti ripercorriamo la via del ritorno per prepararci alla consueta passeggiata.
Nel pomeriggio il gruppo s'incammina per un tratto lungo il fiume Panaro, per poi risalire la collina di Vignola e ammirare dall'alto i lunghi filari di frutteti di ciliegi. Gruppi di borghi antichi ristrutturati, vie nascoste e ville poste a dominare la valle, s'incontrano prima di arrivare al Santuario della Madonna della Pieve. Molto amato dai vignolesi perché da sempre è la loro chiesa Madre, l'edificio risale ai tempi dei Longobardi e, dopo crolli e ricostruzioni, rimane di antico solo l'abside romanica. La passeggiata continua insieme all'amico Giancarlo che durante il percorso ci racconta aneddoti di vita del suo paese. Concludiamo la serata con una cena festosa preparata e consumata nella sede del Club vignolese, con piatti della cucina emiliana. E' un bel momento di aggregazione per i due gruppi che hanno molto in comune da condividere.
La domenica è la giornata della grande festa e il centro storico si anima ….
All'esterno delle mura spiccano due torri del 1400, mentre all'interno dell'ampia piazza ci apprestiamo a visitare Palazzo Barozzi e la Rocca.
Il palazzo signorile è collocato dove un tempo c'era l'antico borgo di Vignola. La famiglia Contrari, che ebbe in concessione il feudo dagli Estensi di Ferrara, pensò di costruire una nuova residenza fuori dalla rocca dando l'incarico all'architetto Barozzi per la progettazione. Giancarlo ci racconta le vicissitudini , anche un po' romanzate, del palazzo e delle famiglie che negli anni si sono succedute, fino ad arrivare ai giorni nostri. L'attuale proprietario dell'immobile non è altro che la Parrocchia dei SS. Nazario e Celso di Vignola. Successivamente al corpo centrale del Palazzo, intorno alla seconda metà del 1500, sono state costruite due strutture laterali che abbracciano l'ampio giardino. Lo scopo era di inserire all'interno dell'ala sud-ovest una scala per raggiungere le sale del primo piano.
La scala a chiocciola a struttura elicoidale autoportante è unica nel suo genere e l'effetto che tutti noi abbiamo nel percorrerla è straordinario. Mano a mano che saliamo ci rendiamo conto della maestosità e dell'ingegno che il Barozzi ha avuto nell'idearla. E' come essere dentro un'opera d'arte, noi partecipi e protagonisti di un grande evento. Meravigliosa emozione! Usciti dal palazzo attraversiamo piazza Contrari per incamminarci sotto la loggia dell'antico mercato dove un'antica meridiana del 1800 ci colpisce per la sua particolarità. La guida ci attende per condurci all'interno della Rocca. Al pianoterra, dove si svolgeva la vita pubblica della corte, affreschi di stemmi e imprese raccontano numerose vicende delle famiglie che nei secoli hanno abitato il castello. Ma lo stemma dei Contrari padroneggia ovunque: l'aquila e il fuso, come anche dipinti curiosi di bimbi disegnati “contrari”. Nel piano nobile la famiglia svolgeva la propria vita privata per cui le rappresentazioni richiamano disegni di dame, colombe, o cani da caccia. La Rocca è un'intricato susseguirsi di saloni e stanze dove la quotidianità dei signori conviveva con la vita militare dell'esercito. Ecco che torri e rocchette difendono il castello da assalti esterni. Un camminamento di ronda originariamente scoperto con code di rondine, collega le torri e ospitava le guarnigioni. Non può certo mancare la Cappella con affreschi anonimi della vita di Cristo dopo la morte.
Uscendo dal castello spicca proprio di fronte a noi la bella Torre Nonantolana .
Era il mastio della rocca e seppur risalente al tredicesimo secolo è stata elevata più volte e i
rimaneggiamenti sono visibili ancora oggi. Da un'attenta osservazione possiamo vedere che essa era riccamente dipinta con colori vivaci ora visibili solo in alcuni punti.
La mattina volge al termine e lungo viale Mazzini è allestito il mercato floreale, mentre all'interno del vecchio mercato gli stand attirano la nostra curiosità con i prodotti tipici locali. Tutti insieme ci fermiamo ad assaggiare un burlengo ….una friabile pasta salata, accompagnata da un buon bicchiere di lambrusco.
La domenica pomeriggio è allietata dalla sfilata dei carri addobbati da rappresentazioni i cui temi vanno dalla storia, alla mitologia alla leggenda. Bambini e adulti intrattengono con lanci di fiori, caramelle e gadget tutti quelli che partecipano al divertimento collettivo.
Gli amici del gruppo ritornano a casa sicuramente arricchiti di emozioni e contenti di aver conosciuto nuove realtà con cui confrontarsi. ...e al prossimo incontro
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