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mercoledì 25 ottobre 2017

DRONERO 22-23-24 settembre 2017 UNA PASSEGGIATA PER LA VITA

Noi che arriviamo da lontano accogliamo con grande entusiasmo le iniziative che i nostri amici di Camminare InCamper ci propongo e, con l'arrivo nelle aree piemontesi, aggiungiamo un ulteriore tassello alla nostra conoscenza delle valli del Monviso.
La bella Val Maira già qualche anno fa ci ha fatto trascorrere alcuni giorni alla scoperta di borgate immerse in ambienti naturalistici incontaminati. Ora ci fermiamo all'imbocco della valle dove il Maira ha già percorso buona parte  del suo tratto fluviale iniziato come torrente
sulle Alpi Cozie. 

Il gruppo si ritrova, dopo la pausa estiva, presso l'area adiacente la Riserva Naturale Ciciu del Villar, dove ci attende il geologo Enrico Collo che ci accompagnerà alla scoperta del parco. E' un'area protetta molto estesa e i sentieri sono interamente immersi in una fitta boscaglia. Fin da subito si intravvedono strani fantocci di pietra o grandissimi funghi che ergono qua e là tra gli alberi,  in tutta l'area se ne contano ben 479. Il geologo ci racconta queste “sculture morfologiche”, spiegandoci  che sono paragonabili a funghi rocciosi, composti da un “gambo” su cui poggia un “cappello” costituito da un masso di gneiss. I pinnacoli hanno in genere colore rossastro per la presenza di ossidi e idrossidi di ferro. 

I cappelli sono blocchi distaccatisi da pareti rocciose che affiorano alla sommità del versante, franati e rotolati per effetto della forza di gravità. I crolli sono stati provocati, molto probabilmente, da eventi sismici che nella zona si ripetono con frequenza. La formazione dei ciciu è stata determinata da un processo d’erosione fluviale, per effetto del quale le porzioni di terreno che erano protette da grandi massi di gneis sono state preservate dalla demolizione operata dalle acque correnti e dalle piogge e sono emerse progressivamente, come colonne incappucciate, rispetto al terreno circostante profondamente scavato dagli affluenti del Rio Fanssimagna, affluente di sinistra del Maira. Quest’azione erosiva è ancora in atto ma i suoi effetti sono difficilmente percepibili soprattutto per la ridotta portata dei corsi d’acqua: le piramidi di terra attualmente evolvono per effetto della gravità, che provoca sporadici crolli dei cappelli di gneiss, del dilavamento superficiale, della pioggia e della disgregazione chimico-fisica.  Piante infestanti come la Rubinia coprono numerosi pinnacoli e tra la vegetazione ne scopriamo alcuni solitari e altri non si riescono nemmeno a vedere.  Ogni anno intervengono dei volontari per ripulire il parco dalle erbacce con lo scopo di far riemergere la bellezza del luogo.  La passeggiata continua fino ad arrivare dove un grande gruppo chiamato in gergo “famiglia”, s'impone alla nostra vista. Da sotto l'immensa struttura cerchiamo di dare una spiegazione a queste formazioni, alcune più alte, altre più piccole come ad intravvedere un “papà”, una “mamma” e i “figli”. Sicuramente la roccia sedimentaria a stratificazione ci spiega che il tempo ha giocato un ruolo importante nella formazione di pinnacoli più piccoli, frane che hanno fatto arrotolare i massi per coprirne la sommità. Ulteriori detriti si sono depositati per innalzare altri pinnacoli con massi che cadevano per formare funghi ancora più alti, fino a dieci metri. Alcune leggende si narrano attorno a questi Ciciu, ma la più raccontata è quella che vuole San Costanzo fermare i suoi inseguitori, dei soldati romani che lo volevano uccidere, trasformandoli in pietre. Ben presto la visita al parco termina e ci ritroviamo  più tardi per  la cena a base di piatti della cucina locale.
Il giorno seguente davanti alla Parrocchiale di Villar San Costanzo, comune che ospita anche la Riserva dei Ciciu, ci attende il Dr. Ezio Martino dell'associazione “Amici di Villar”, cultore della storia  del borgo che ci accompagnerà nella visita alla cripta di San Giorgio.  La storia racconta che Costanzo è stato un militare romano  e dopo essere sfuggito alla decimazione della sua legione tebea si rifugiò in Val Maira insieme ad altri suoi compagni diffondendo la parola cristiana. Perseguitato, fu decapitato dai romani sul Monte San Bernardo, dove nel VI secolo d.c. fu eretto un santuario a lui dedicato. L'abitato di Villar nasce in una piana che i romani chiamarono “cannetum”, proprio perché era un'area paludosa e malsana e quando i longobardi arrivarono in queste aree  chiamarono i monaci benedettini di San Colombano di Bobbio per bonificare le terre secondo il motto “ora et labora”. La figura dell'abate Giorgio Costantia di Costigliole nel contesto del borgo fu molto importante, tanto che si fece costruire una cappella funeraria. Gli affreschi vennero affidati a Pietro Pocapaglia da Saluzzo nel XV secolo d.c. e narrano la vita di San Giorgio. 

Dalla Cappella si accede alla Cripta , un'ampia sala dove file di colonne con capitello sorreggono i volti a tutto sesto. In questo ambiente magico durante le feste natalizie viene allestito il presepio. L'abbazia, più volte distrutta e sempre ricostruita sotto la vigile attenzione dei monaci, ebbe il suo ultimo rifacimento nel XVIII secolo. Ritornati sulla piazza, nell'intera costruzione s'impone la bella facciata barocca,  l'imponente campanile gotico e un edificio romanico, quindi possiamo concludere che la mescolanza di stili riassume la storia dell'intero complesso monastico. 
Nel pomeriggio ci spostiamo a Dronero all'imbocco della Val Maira, nell'area a noi destinata. Dove il Maira  confluisce con il rio Roccabruna è lì che Dronero si estende al di qua e al di la' del fiume. 

Case accorpate le une alle altre sono costruite lungo le due rive e, dove il fiume si fa più irruento,  il Mulino della Riviera macina come un tempo farine artigianali per produrre dolci e pane. Un tempo l'attività cerealicola si svolgeva al Foro Frumentario, una sorta di mercato coperto costruito nel XV secolo appena fuori  le mura. Dalla piazza Martiri della Libertà i portici  del teatro danno una visione d'insieme di tutto il borgo e lungo le vie, percorse da nobili edifici, si respira un'aria signorile ed elegante. 
Una lunga passeggiata ci conduce alla galleria multimediale occitana. Una guida ci introduce nella conoscenza di questo territorio che si estende in parte in Italia, Francia e Spagna. Una piccola comunità la troviamo anche in Calabria nel comune di Guardia Piemontese, dove alcuni Valdesi sfuggirono alle persecuzioni.
La lingua d'oc è l'idioma che caratterizza questa vasta area che ha influenzato la vita di popoli che qui si sono stabiliti e sono nati. I trobadors cantavano l'amore con la composizione di mots e son da far diffondere a joglars che si accompagnavano con strumenti musicali come la ghironda, una sorta di viola che trasmette suoni dalla vibrazione di corde. La storia d'Occitania ha raggruppato un popolo, con propri usi e costumi che pur riconoscendoli nell'antico, si sono trasmessi fino ai giorni nostri. Feste popolari con costumi antichi e ricercati si trasmettono da generazioni. La baìa è una festa pagana che ogni cinque anni si svolge a Sampeyere, simboleggia la rinascita e la fertilità, e viene impersonata da soli uomini. I cortei commemorano una storia antica quando i saraceni penetrati in Val Varaita, vennero scacciati dalle popolazioni locali. Gli uomini concorrono con abiti riccamente decorati dalle donne della valle. Vita quotidiana e stili antichi si tramandano fino ai nostri giorni, e le radici occitane sono ancora radicate sul territorio e vengono insegnate fin dalle scuole dell'obbligo, riconosciute come lingue madri. Sicuramente il museo è un tuffo nel passato, ma con la consapevolezza di una storia che si vive nel presente. 
Ritorniamo successivamente nel cuore di Dronero dove ci attende una piacevole sorpresa. 

Nella saletta di un'antica Tipografia ci si può tuffare in un passato rivissuto nel presente attraverso macchinari d'epoca e tecniche antiche. Si stampa ancora con matrici e caratteri in legno e piombo per realizzare tutto a mano e stampare su carte pregiate. Nobile lavoro visibile in questo piccolo museo.... 
Una passeggiata fino  al Ponte del Diavolo completa l'incontro con questo splendido borgo. 
Quel vecchio ponte che tanto incuriosisce il visitatore per il nome curioso e che solo la leggenda ne spiega il significato, dando merito alla furbizia degli abitanti di Dronero
In queste giornate abbiamo colto anche l'occasione di essere spettatori di una mostra alquanto singolare, quella del Cavallo di Merens. Questo animale originario dei Pirenei francesi, è arrivato fin nelle valli cuneesi e qui in Val Maira ha trovato un ambiente adatto al lavoro in alta quota. Di corporatura tozza, allungata ma con zampe piuttosto corte, ha il mantello nero ed è una sua propria caratteristica  Esso viene destinato a lavori in alta quota e in questi giorni di transumanza, lascia i pascoli della valle per trasferirsi nei recinti di Dronero. Alla sfilata per le vie del borgo si presentano al pubblico e con lo spettacolo finale dimostrano le loro attività sia in sella che all'attacco delle carrozze. Per noi è stata una bella scoperta e come dico sempre: “ancora un tassello per completare la conoscenza del territorio”. 
La domenica si svolge la tanto attesa “Passeggiata per la vita”. 

Per  il secondo anno  Dronero e Roccabruna si sono resi disponibili nell'organizzare questo evento a fini benefici. Lo scopo è ricordare due giovani: Anna Brignone e Paolo Rubino mancati prematuramente ai loro cari. Due famiglie che con il loro grande amore per la vita vogliono ricordare i tanti giovani che sono scomparsi per vari motivi . Più di 2500 pettorali sono stati distribuiti ai partecipanti, con persone provenienti dai comuni limitrofi e da altre, come noi, che arrivano da molto lontano, tutti accomunati dalla voglia di dare qualcosa. La passeggiata inizia dalla Piazza Martiri della Libertà, ci siamo proprio tutti: uomini, donne, alcune con passeggini, bambini, animali al seguito e tutti con addosso la maglia arancione donata dagli organizzatoti. La scelta del colore mi ha incuriosito, per cui sono voluta andare alla ricerca su internet del significato e ho trovato questo che mi è piaciuto particolarmente:

 Chi predilige l’arancione ha una grande vitalità, fiducia in se stesso,       ottimismo e buonumore. Ponderano le loro decisioni e denotano forza, onore e generosità. Il colore arancione simboleggia la comprensione, la saggezza, l’equilibrio ed armonia interiore. 
Ogni mossa di chi predilige l’arancione è gestita dalla ragione. Chi indossa indumenti di colore arancione ha un carattere gioioso, esprime buonumore e ottimismo”.

E' così che ci siamo sentiti tutti noi nell'intraprendere  il percorso di questa lunga passeggiata, incontrando e parlando con nuovi amici, condividendo un cammino per arrivare ad una meta già fissata. La lunga fiumana arancione attraversa centri abitati come S.Giuliano di Roccabruna, s'inoltra nei boschi della valle per poi scendere sulle ciclabili del Maira e infine rientra a Dronero. . 
Le giornate nella valle sono terminate e, riprendendo la via del ritorno, non si può certo dimenticare che in alta val Maira e più precisamente ad Acceglio, Matteo Olivero ha lasciato un'impronta pittorica di grande valore al suo territorio. Il carattere introverso, l'affetto per la sua terra e il grande amore per la madre che ha sempre creduto in lui, lo hanno portato a creare opere di paesaggi montani i cui colori scandiscono la divisione tra luce ed ombra. 

I suoi quadri, raccolti nell'omonima pinacoteca allestita nella saletta dell'Antico Palazzo comunale di Saluzzo ci fanno conoscere un altro aspetto delle valli cuneesi.